dal 18 al 25 agosto 2024
Di ritorno dall’Uzbekistan
Il fascino senza tempo dell’Uzbekistan
Madrase, imponenti, maestose, lucenti, quasi prepotenti; torri-minareti che svettano nel cielo terso; cupole scintillanti che riflettono i bagliori del sole. E poi gli sguardi curiosi, sereni e cordiali degli abitanti che completano la visione che mi è rimasta impressa dell’Uzbekistan.
Sulle antiche tracce di Marco Polo e sulle orme ancor vive di Tamerlano, il gruppo del Ctg ha attraversato la parte più fulgente della Via della seta: da Samarcanda a Bukhara a Khiva. A questi gioielli che ti lasciano senza fiato, va aggiunta Tashkent, la capitale, che si è rivelata una vera sorpresa sia per la bellezza dei palazzi e anche per la cura della città e del verde. Alberi, giardini, fiori e parchi, è stato questo un altro leit-motiv che ha accompagnato il viaggiatori bellunesi lungo tutto il percorso nel cuore dell’Asia Centrale. Seppur stretto tra la steppa e il deserto, quel suolo inverdito dai fiumi ha permesso al popolo uzbeko di scrivere la propria storia.
Di sicuro gli abitanti oggi hanno messo a buon frutto l’imposizione di curare l’ambiente, per lo meno nei grandi percorsi turistici – qui non si fuma né al chiuso e né all’aperto – per lanciare nel mondo l’immagine di un Paese da visitare. E ne vale la pena.
Ho trovato l’Uzbekistan un luogo per certi versi sorprendente: lì sono musulmani, ma non impongono il velo alle donne e non vietano agli ospiti di bere alcol; non hanno un alto tenore di vita, ma sembra che vivano dignitosamente; hanno una loro moneta, ma accettano preferibilmente l’euro.
Forse questa è solo la cartolina confezionata per il turista. Ma non ci credo del tutto. Forse è l’asticella alzata più del dovuto per incentivare l’economia di quella nazione in piena crescita. Comunque sia, la cosa funziona. Tuttavia sappiamo che è ancora lunga la strada da fare per raggiungere la piena democrazia e per abbandonare situazioni difficili di lavoro specie nelle miniere di oro, rame e altri minerali compreso l’ uranio. Ma quel che è peggio qui si parla ancora di sfruttamento infantile nelle grandi piantagioni di cotone. Sta di fatto che la nostra guida non ha potuto dire niente di tutto ciò. Sì, certo, ha sempre parlato di Tamerlano, delle sue mogli, delle sue favorite e dei suoi figli, nipoti, pronipoti e giù di lì.
Maria Zampieri